Rientro a scuola

Non ditemi che non c’è stato il tempo, è da fine febbraio che i nostri ragazzi sono a casa e da allora l’obiettivo era trovare il modo per rimandarli a scuola.
L’incertezza con cui si riaprono le scuole è certamente giustificabile dalle tante incognite che il virus porta, ma non sono giustificabili le tante incertezze decisionali che hanno accompagnato, ed accompagneranno, questo inizio dell’anno scolastico.

La gestione della riapertura della scuola ha confermato come ogni questione nel nostro Pese non sia mai contestualizzata.

Ognuno ragiona come se il problema sia isolato e non in un sistema che in questo caso si chiama: la giornata delle persone.
Si sono protratte discussioni sul come fare entrare ed uscire gli studenti in classe, chi deve misurare la temperatura, come devono essere organizzate le aule, ma non si sente il parere di chi gestisce i trasporti, i presidi, gli insegnati, i pediatri, i medici e ovviamente nessun genitore. E questo per la gestione del ragazzo a scuola.

Ma quando esce o quando non può entrare chi ci ha pensato?

Dopo aver sentito Governo e Ministri competenti assicurare aiuti alle famiglie degli studenti per un eventuale ritorno a casa forzato, abbiamo chiesto al Consulente del lavoro dell’OMCeO di Roma di aiutarci a capire le norme esercitate, o già a disposizione, per aiutarli. Non so quale è stata la vostra sensazione dopo aver letto l’articolo.

La mia conclusione, una vota finito di scriverlo, è stata quella che la risposta del Governo ai lavoratori con figli è questa: “aggiustati”. Peraltro, come hanno da sempre fatto.

Certo non un “aggiustati” uguale per tutti. In realtà chi ha figli under 14 e svolge un lavoro che può essere fatto anche da casa, la proroga della possibilità di lavorare da casa certamente aiuta.

Ma chi non può farlo come le ASO, le quasi 10 mila odontoiatre under 45 che esercitano la professione? (dando poi sempre per scontato che deve essere la mamma a dover gestire i ragazzi)

L’unica soluzione sembra quella di prendere ferie se si può, oppure permessi non retribuiti. Senza poi considerare che il lavoratore, solitamente, serve dove è stato assunto e senza di lui va anche in sofferenza l’azienda, in questo caso lo studio. Chi invece lavora in proprio ancora peggio, non lavora e rimanda i pazienti.

Spero che il presidente Conte ed i suoi Ministri non siano realmente convinti che anche i lavori manuali si possano già fare a distanza. Quella del chirurgo che esce dalla chiesa per operare a distanza attraverso la connessione del telefonino 5G è una pubblicità, peraltro a finire l’intervento in presenza sul paziente, in sala operatoria con mascherina, guanti e camice, c’è poi una donna.

Direte voi, ma questa è una questione che interessa tutte le aziende, tutti i lavoratori, non solo il settore dentale.

Certo, vero, ad allora anche, per l’appunto. Quanti interventi o richieste di interventi seri e reali alla politica per aiutare i genitori lavoratori avete sentito o letto?
Io pochi, e di certo poco convincenti.

Certo, ripeto, ad essere particolarmente penalizzati sono i liberi professionisti, chi lavora in proprio, chi svolge lavori (ed i loro datori di lavoro) che non consentono lo smart working e che hanno figli over 14 anni. Direi però un gran numero di famiglie.

Se il figlio della vostra ASO o della vostra igienista o dell’odontoiatra che collabora in studio (continuo il luogo comune che è la mamma a dover sempre rispondere “arrivo”) si sveglia con qualche linea di febbre o anche solo con la tosse ed un po’ di raffreddore (in alcune scuole bastano questi ultimi due sintomi per non poter portare il figlio scuola), o se a metà giornata riceverà la telefonata dalla scuola che avvisa di venire a prendere il figlio con possibili sintomi del virus, che farete?
E per quanti giorni poi dovrà stare a casa e voi senza ASO, visto che non potranno neppure rivolgersi ai nonni, per non metterli in pericolo?

Quale sarà il danno per lo studio, oltre che per il lavoratore a cui verrà ridotto lo stipendio?

Per ottenere 600 euro, per settimane si sono spesi comunicati di proteste ed indignazioni. Per questo aspetto, nulla.

Probabilmente è il ricordo dei miei figli che andavano alle elementari ed alle medie perennemente con tosse e raffreddore che mi fa preoccupare ingiustamente. Oppure è giusto preoccuparsi e pensare che adesso e per tutto il periodo invernale ci saranno più alunni a casa che a scuola?
E poi i giorni che le scuole hanno già programmato con lezioni a distanza che si fa?

Invece forse ha ragione la studentessa che ieri ha regalato una maglietta alla Ministra Azzolina con la scritta: “Che fatica la vita da ministra”, ovviamente, ipotizzo, sperando in una raccomandazione.

Secondo me è peggio, e non solo da domani, essere donna, separata, precaria e dover gestire anche un figlio. Ma basta anche essere un genitore con un lavoro o una attività da difendere con le unghie, oltre che con la mascherina, per alle prime linee di febbre del pupo, invidiare non tanto l’essere Ministro ma anche solo avere un posto come usciere al Ministero.